Un gioco da ragazzi

ph credit @miss_divelta

Prendo spunto dal titolo di un libro molto carino e del quale vi consiglio la lettura. Il libro è scritto da Enrico Ruggeri, per il quale non nutro interesse come cantante, ma che apprezzo molto come scrittore.

Il testo mi riporta indietro all’adolescenza, e mi ha ricordato l’arroganza e la superbia che avevo da ragazzino nei confronti dei miei genitori e degli adulti in genere. Oggi, guardandomi indietro, vedo l’ignoranza più buia di chi credeva di sapere già tutto ed invece non aveva capito nulla. Ero mentalmente suddito di una cultura superficialmente libertaria e permissiva ma che invece mi stava svuotando di tutto. Se potessi tornare indietro oggi, chiederei un’educazione spartana con più disciplina e rispetto perché solo queste qualità possono salvaguardare una libertà non superficiale. Io confondevo la libertà con l’assenza di responsabilità: volevo essere libero e non capivo che i miei desideri erano frutto di un indottrinamento culturale e politico che mi hanno allontanato dalla mia natura più intima.

Non ero in grado di comprendere e apprezzare gli sforzi delle persone comuni nel riuscire a vivere con dignità e semplicità. Non ero in grado di vedere la bellezza dell’impegno quotidiano, saper ringraziare le persone a me più vicine, prima di tutti la mia famiglia, per gli sforzi continui nel darmi una vita privilegiata ed un’educazione. Sognavo una società più giusta che se si fosse realizzata sarebbe stata un inferno. In sostanza ero pieno di pregiudizi senza conoscere.

Oggi non so molte cose più di allora, ma sono consapevole di non conoscere. Comprendo maggiormente i miei limiti come essere umano e questa comprensione mi dà un senso di radicamento nell’infinito.

Almeno oggi non sento una continua sensazione di inadeguatezza e mi sento totalmente appagato dalla mia vita perfetta nella sua imperfezione. 

m.m.

alessandra quattordio