"Scomparire nell’autenticità” - di Marco M.

Scomparire nell’autenticità

L’individuo dimentico dell’interiorità, e seguace della razionalità, si distingue per la sua inautenticità. L’azione pensata è sempre inautentica. Qualsiasi movimento (ma vale anche per il logos) che si impara e si “pensa” risulta inautentico ovvero frammentato ed inelegante come se fosse sempre fuori contesto. L’in-autenticità è una delle malattie più devastanti dell’epoca dell’apparenza. Il tentativo di essere al centro dell’attenzione, la necessità di essere visti spinge le persone a creare strategie mentali per raggiungere tali obiettivi dimentiche che l’azione pensata è sempre inautentica ovvero brutta, grossolana e fuori contesto. Per questo motivo siamo circondati dalla bruttezza, una deriva estetica che non viene neppure notata in quanto la ragione è centrata sul raggiungimento di un risultato (utilitarismo) e non sulla bellezza ed eleganza del percorso. L’in-autentico, quando si avvicina alle discipline che la sua mente frammentata cataloga come “spirituali”, finisce per confondere la lentezza con la consapevolezza risultando particolarmente ridicolo: cammina “piano” fuori contesto, si sforza di mangiare in un certo modo o di parlare in un altro.

L’essere autentici non è frutto di un pensiero ma un radicamento ed una armonizzazione tra l’azione interiore e quella esteriore. Non è il risultato di un “fare” ma di una comunione ritrovata, di un “essere a casa”. Non è scimmiottare una consapevolezza ma è l’essere parte di essa, non di un apparire ma di uno scomparire.


m.m.

alessandra quattordio