L’attaccamento al passato rende ciechi rispetto alle potenzialità del presente
La mia generazione ha vissuto l’ascesa: il boom economico, il cambiamento sempre più veloce e l’adrenalina che esso comporta, la promessa di un futuro sempre più semplice, bello, comodo e divertente. Ci siamo così mediamente impigriti. Siamo divenuti molli, mentalmente e fisicamente invertebrati. Ci lasciamo sopraffare dal nulla e viviamo in una catalessi di noia perenne. Siamo così drogati di emozioni prese in prestito da avvenimenti che non esistono, che stiamo alla vita come il piacere del sesso sta alla pornografia. Ogni più piccola difficoltà, risibile rispetto a chi ha vissuto guerre e devastazioni, sembra insormontabile. Mentalmente inetti, siamo disposti a credere a qualunque stupidaggine preconfezionata, basta evitare lo sbattimento di pensare troppo e farsi troppe domande.
Oggi le cose stanno cambiando. Sento tanti amici che non riescono a lasciare andare, che vorrebbero tornare al “prima”. Ogni tanto scopro dentro di me, con orrore, la stessa tendenza perché le tue debolezze sono anche le mie debolezze. Quando capita, ti invito a scacciare l’attaccamento al passato come una mosca fastidiosa.
Il cambiamento di oggi è per tutti noi una grande opportunità: è la possibilità di confrontarci con una realtà più difficile, uscire dal torpore, misurarci con un presente che ci mette alla prova e, attraverso esso, divenire più forti. Rinsaldare i legami con chi ci sta vicino ed ancora è disposto a pensare, assumere dignità e coraggio come valori imprescindibili, perché senza di essi vi è la sola mera sopravvivenza della macchina biologica, ovvero un piattume senza la possibilità di farsi sopraffare da quell’onda di meraviglia e terrore che Kant definiva il sublime, senza il quale forse l’esistenza è solo un inutile consumo di risorse.
m.m.