La normalità mi fa paura
Adesso è normale parlare del vaccino, come di un nuovo modello di cellulare. Sento la gente parlarne e mi sento un alieno: va persino di moda postare sul proprio profilo FB stupidaggini del tipo “Io sono vaccinato” e, come in tante altre occasioni, la risposta migliore sarebbe “chi se ne frega”. O forse, meglio ancora, come per il terrificante “Io resto a casa” la risposta sarebbe “fai come ti pare, basta che non rompi i coglioni al prossimo”. Sono un “no vax”? No, non sono nulla! In questo caso specifico semplicemente non mi faccio fare un’iniezione che mi dovrebbe proteggere da qualcosa che non temo. Hanno creato terrore, adesso si passa all'incasso. Che dire invece della massa di terrorizzati che, abituatisi alla mascherina, pensano di portarla anche dopo che toglieranno l’obbligo? Ringrazio per questo, almeno ho un elemento in più per scegliere da chi stare lontano. Mi spiace vedere i più giovani, trattati come cavie di un grande esperimento sociologico per una nuova società di cui non farò parte. Per loro si, mi spiace davvero.
Ma alla fine la storia si ripete, sono sempre dalla parte della minoranza ed è una mia scelta di vita. Non mi sono mai piaciuti i locali troppo affollati, i posti fisicamente frequentati da tutti, così come sono relativamente poche le persone con cui vale la pena scambiare due chiacchiere.
Se ti senti alieno, io ti sono vicino. Se non capisci come sia possibile, io ti capisco. Se mi chiedi cosa poter fare la mia risposta è la teoria della Complessità. Il vero equilibrio è ai margini del caos. Ovvero uno spazio sottile come la cresta di una montagna, che non è l'immobilità controllata del nuovo ordine Mondiale che stanno creando, e neppure il caos disperato di chi sarà a sua insaputa tagliato fuori.
m.m.