“La conoscenza non è intellettuale.” di Marco M.

La conoscenza non è intellettuale  

Viviamo certamente nell’epoca del grande occhio e della grande testa. Siamo tutti iper-informati e scambiamo ciò con la “cultura”. Ogni anno vengono sfornati migliaia di laureati che pensano di conoscere, mentre sono stati semplicemente rimpinzati di informazioni ed ideologia. Per il loro bene e quello dell’umanità avrebbero fatto meglio a spendere il loro tempo e le loro energie diversamente.

La “cultura” e la “conoscenza” sono altro. Sono ciò che viene espresso dall’azione o dal carisma (parola che identifica uno stato d’essere che è in realtà un'azione senza esserlo). Per questo i grandi maestri Zen non insegnavano nulla di teorico/intellettuale ma credevano che l’unico insegnamento possibile fosse l’esempio, il proprio “essere” e al limite per direzionare i più difficili si prodigavano in qualche sana bacchettata sulla schiena.

Onestamente credo che la comprensione intellettuale possa essere un primo passo nel lungo percorso della conoscenza. Per alcuni, il sottoscritto compreso, l’idea segna una rotta che poi tutto il proprio sé deve seguire o cercare di farlo. Per questo insisto nello scrivere e tenere lezioni di filosofia viscerale.

Non esiste però comprensione intellettuale della bellezza senza esprimere bellezza ed attenzione con i propri gesti e con il proprio essere. Dobbiamo diventare tutti “artisti”? No, basta raccogliere le cicche di sigaretta per terra, non muoversi come degli elefanti tra le porcellane, non richiedere costantemente l’attenzione del prossimo, non parlare a voce alta al telefonino disturbando gli altri. La cultura è fare la cosa giusta al momento giusto. La si impara attraverso l’autoconservazione neutra e l’auto correzione: la cultura sono tanti piccoli gesti che ad una persona colta riescono per lo più spontanei mentre per l’incolto serve un libretto di istruzioni.

La conoscenza e la cultura sono uno stato dell’essere, un qualcosa che non ha nulla a che vedere con le informazioni o con ciò che si può apprendere da un libro o da un discorso.  

Ovviamente l’umiltà è alla base di questo processo: la consapevolezza della propria imperfezione e l’attitudine a mettere dapprima in discussione se stessi ed il proprio operato.

La strada per la perfezione non ha fine ma è l’unica che vale la pena di perseguire.  

m.m.