“Inno alla leggerezza.” di Marco M.

Inno alla leggerezza  

Una delle tante qualità perse nel nostro tempo, che definisco “post-umano”, è senza dubbio la leggerezza. Sono tutti seri, imbronciati, incapaci di esprimersi con ironia e di saperla cogliere. Se sorridi ed esprimi con il tuo essere un senso di leggerezza, sei guardato dai “non morti” con sospetto.

In fondo sono invidiosi perché la vita li ha abbandonati durante l’adolescenza ma non lo ammetteranno mai perché totalmente inconsapevoli. I non morti ti vogliono “contrito”, in costante stato di pentimento perché inquini, perché sei colpevole delle ingiustizie sociali, perché non sei abbastanza indignato per le stragi nel mondo. Il bigottismo cattolico è stato sostituito dal bigottismo woke: quello “inclusivo”. Ogni parola che pronunci non deve essere offensiva per “tizio” ed essere riguardosa ed inclusiva verso “caio”. Così tutti si sono appiattiti ed inginocchiati al “Nulla”, parlano senza ironia e con una quantità di parole esagerata che diventa brusio, per esprimere poi il niente assoluto.

Invito i sopravvissuti a coltivare un senso di leggerezza che non ha nulla a che vedere con la superficialità. Li invito a non indignarsi, ad essere irriverenti, ad usare un linguaggio colorito e politicamente scorretto, a prendere in considerazione solo coloro che sanno sorridere e parlare con ironia, che dicono poco ma di qualità invece che il tanto senza dir nulla, a nutrire il mondo con tutte queste qualità divenute rivoluzionarie.

Il rischio è sicuramente quello di essere poi isolati "dagli altri", ma in fondo io considererei l’essere isolato dagli zombie con un certo orgoglio. Senza alcun dubbio, il mondo di chi coltiva la leggerezza è un mondo migliore.

m.m.