Il sublime senso del tragico
La società morente, nella quale siamo chiamati a vivere, ha perso il senso del tragico. Abbracciare e comprendere il tragico significa godere dell’intima bellezza di ciò che sfiorisce.
Vivendo nel regno della quantità, l’essere umano moderno percepisce la morte come uno dei tanti ostacoli materiali che possono accadere e che bisogna evitare. Così cerca di superarla attraverso la psicosi del rischio e dell’iper-igienismo.
Il risultato è che l’uomo, oggi “normale”, è privo di coraggio, senza spina dorsale, alla costante ricerca del comfort e del non sforzo, in continua fuga da ciò da cui non si può fuggire, risparmiandosi per una vita che non inizierà mai.
Rimane un pugno di ribelli/eroi che non accettano tutto questo. Loro sono la mia gente.
Sono coloro che vedono la bellezza sublime nella perdita e nella tragedia: coloro che comprendono che la morte non è un ostacolo da evitare, ma parte dell’esistenza con la quale abbiamo l’onore ed il privilegio di confrontarci. Sono coloro che amano le rughe, i capelli che diventano bianchi, i segni lasciati da una vecchia cicatrice e le forme contorte di un fiore che appassisce.
m.m.