Do what you can, with what you have, where you are
Questa famosa frase, che si dice essere stata pronunciata da Theodore Roosevelt, potrebbe essere il punto di arrivo di un qualunque corso di Yoga, in senso non solo fisico, ma in modo più ampio di consapevolezza. Credo sia più corretto però partire dalla fine e andare al principio.
Where you are
La malattia oggi è non essere più consci del proprio spazio e totalmente sradicati dal momento presente. La testa sempre dentro qualche schermo, il corpo pressoché dimenticato, in perenne corsa verso qualche cosa che esiste solo in una fantasia addomesticata, perdendo di vista cosa sta attorno. Tutto dovrebbe partire con un ancoraggio al qui ed ora anche con metodi alla Fight Club, essendo il dolore fisico l’arma più efficace ed estrema per ritornare presenti.
With what you have
Ammesso che si riesca a compiere il primo passo fondamentale, e tornare presenti, diventa allora possibile il secondo. Rendersi conto di ciò che si ha: poco importa in quali condizioni psicofisiche o spaziali si vive, è sempre tantissimo. Ogni forma di infelicità di mal di vivere, è basata sull’incapacità di vedere cosa sta al di fuori, ma ancora di più quali sono le infinite possibilità di un essere umano libero, ovvero al di sopra del meccanicismo biologico. Questo essere umano è l’oltre umano di Nietzsche.
Do what you can
Arrivati qui, sarebbe poi una passeggiata. Una volta risvegliati si possono fare infinite cose. Certo non si diventa immortali, non si diventa onniscienti ma scompare totalmente quel qualcosa chiamato “noia”. In qualsiasi situazione ed in ogni contesto, diventa spontaneo e naturale fare il possibile. Fare il possibile non è detto che porti alla “vittoria”, ammesso e non concesso che la “vittoria” realmente esista, o che dia i risultati sperati e immaginati. Un essere che compie questi tre passi, in ogni presente infinito, vive in quello che è il mio termine preferito per definire una vita piena: Eudemonìa
Alla fine se dovessi definire Hari-Om, o almeno quello che è la mia idea di insegnamento, è supportare qualcuno per compiere questi tre passi e raggiungere almeno ogni tanto l’eudemonìa.
m.m.