Agire o aspettare? Il paradosso del tempo che scorre
L'esistenza assomiglia ad un mandala, fatto di tanti fili tesi che uniscono diversi paradossi. Tali paradossi sembrano l’uno la negazione dell’altro mentre, proprio perché paradossi, coesistono tra loro e vanno compresi ed abbracciati. La comprensione fa sì che il vivere abbia un senso di fluidità, rimanendo libero da dogmi a cui poi l’ignorante si aggrappa, come un’ostrica di verghiana memoria, opprimendo così se stesso e chiunque gli dia la possibilità di farlo. Attorno all'idea del tempo, sono sottesi molti di questi paradossi. L’idea stessa del Tempo è appunto un concetto, la sua linearità un’ipotesi non dimostrata, la nostra intera vita, basata su questa idea, è come una casa le cui fondamenta sono appoggiate su sabbie mobili.
Forse osservando meglio, più che una linea potrebbe essere una multi-dimensionalità che ci si rifiuta di considerare, per pigrizia o disabitudine. Quando si osserva la vita, soprattutto in momenti che si percepiscono come cruciali ed importanti, ci si chiede se per un cambiamento o un’impresa si ha effettivamente a disposizione un tempo infinito, magari coltivando una qualità chiamata pazienza oppure se ogni attimo è destinato a scivolare inesorabilmente e se non colto è perso per sempre. Comprensibilmente, entrambi i punti di vista hanno una realtà. Se ognuno di noi avesse la pazienza di osservarsi, vedrebbe le sue tendenze e cosa comportano queste tendenze, fino ad esaminare quali risultati portano riguardo alla qualità della propria vita. Chi è più pauroso si racconta che la pazienza è un'ottima consigliera e tenderà a stagnare, mentre altri tendono all’azione rischiando di forzare troppo ed essere precipitosi. Per prima cosa è importante rilassarsi su questa questione, perché è sempre possibile ritrovare un equilibrio in base alla nuova realtà che si crea dopo la decisione di agire o non agire. Il presente è comunque sempre nuovo e gli errori sempre e comunque recuperabili. D'altra parte è fondamentale comprendere che la mente, intesa come funzione razionale, è uno strumento totalmente inadeguato alla ricerca della soluzione, e l'errore più comune è affidarsi a questo povero e abusato strumento. I paradossi si risolvono solo attraverso un’azione consapevole e fuori dal concetto del tempo. Cercare di spiegare tale "azione" è in qualche modo già un errore ma la si può esperienzialmente comprendere ascoltando ad esempio la musica. Se si ascolta e se ne comprendono le trame armoniche è chiaro che ogni battito, nota, silenzio, sono espressi nel momento giusto e non potrebbero essere diversamente. Se ci si siede in silenzio, magari con gli occhi chiusi, e si percepiscono i suoni della natura, dal cinguettar di uccelli al frusciar del vento fra le foglie, è possibile percepire la stessa perfetta imperfezione.
Lo Zen ha sviluppato delle pratiche per coltivare tale capacità, ad esempio con il tiro con l'arco, ma facilmente applicabili al golf o al tennis. Ogni azione e decisione dovrebbero avere un loro momento perfetto, tale momento non lo si trova con la pazienza perché l’essere pazienti è già un discorso mentale, così come non lo si trova attraverso il “buttarsi” perché anch'esso è una decisione mentale. Forse l'unico modo per imparare a trovare la perfetta sincronia con il momento presente, è comprendere che l'azione perfetta avviene quando non vi è nessuno che la compie.