Yukio Mishima pt. 1: spiegare col corpo

Mishima, nella storia contemporanea, è così significativo e rappresentativo di tante istanze differenti che è davvero difficile comprenderlo nella sua interezza.
In questo primo post a lui dedicato, che sarà seguito da un altro la prossima settimana, voglio soffermarmi sulla sua capacità unica di parlare con il corpo, o meglio della sua esigenza di perfezione che non può essere solo intellettuale o fisica, ma deve essere sempre contemporaneamente su tutti i piani dell’essere: fisico, intellettuale, spirituale. Se uno dei tre piani è corrotto e debole si crea uno squilibrio che corrompe anche gli altri.

Mishima è stato di conseguenza uno dei più grandi scrittori (sia di romanzi che di teatro) dell’era contemporanea; è stato un attore sia di cinema che di teatro interpretando spesso gli stessi personaggi da lui creati (anche se buona parte dei suoi personaggi erano suoi alter-ego), è stato un artista marziale eccellente nel Karate, ma soprattutto nel Kendo; è stato uno degli ultimi personaggi politici a opporsi alla melassa retorica americana, antipacifista convinto, è stato un grande conoscitore e praticante Zen.

Mishima potrebbe essere descritto come un cultore dell’estetica e della bellezza non superficiale, che quando è tale non può che abbracciare tutto l’essere.

Qui di seguito parole tratte dal Bushido, codice del Samurai, del quale Mishima è stato l’ultimo grande interprete: “Non ho armatura, Jin-gi (sensibilità umana e senso del dovere) è la mia armatura. Non ho un castello, fudo-shin (la mente imperturbabile) è il mio castello. Non ho spada: mushin (il vuoto mentale) è la mia spada.”

m.m.

alessandra quattordio