“Kali Yuga.” di Marco M.
Kali Yuga
Sto leggendo diverse cose di René Guénon, autore dei primi del Novecento. Dopo un primo periodo che lo vide infatuato di occultismo, divenne uno dei principali filosofi europei ad integrare e comprendere il pensiero indiano, avendo così un’influenza determinante su tutti coloro che hanno studiato e cercato di integrare gli studi orientali alla mentalità occidentale, tra cui Evola.
A parte ciò, Guénon fu un aspro critico della modernità, denunciando come l’informazione e la tecnica stavano uccidendo lo spirito. In pratica descrisse con profetica veggenza il periodo attuale dominato dal Nulla. Comprendo che per alcuni sia un discorso astruso, ma fino a poco tempo fa, non tutti misuravano la bontà di una civiltà in termini di quantità, comodità e denaro.
Guénon riconobbe che i tratti del periodo storico verso il quale andava l’occidente, profetizzato anche da Spengler, coincidono con il Kali Yuga, l’età oscura, descritta dalle scritture indiane (o il Ragnarock di quelle norrene).
Mi sembra di capire che Guénon sperasse che un’influenza orientale sull’occidente potesse risvegliare lo spirito ma, se così fosse, Guénon stesso considerò vera fino in fondo la visione ciclica orientale dove l’avvicendarsi dei cicli è ineluttabile.
Che fare quindi? Lamentarsi è semplicemente da p*rl*. I vivi amano il loro tempo e lasciano la lamentela ai “non morti”. Essere conservatori e cercare di tornare al passato? Potrebbe essere una soluzione ed è forse l’auspicio di Guénon. Ma io credo all’ineluttabilità dei cicli cosmici dove l’uno è gravido del seguente. Abbracciamo quindi la crisi con entusiasmo, diventiamo portatori soddisfatti dei semi del futuro prossimo.
Godiamo dell’oscurità e della tempesta e saremo forse baciati da qualche raggio di luce.
Nel frattempo, ci si gode il giro di giostra.
m.m.