Questione di rispetto

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A prescindere dalle opinioni personali sul cosa sia giusto fare e cosa no, noto una totale mancanza di rispetto della vita degli altri da parte di alcuni membri del governo.  

Abbiamo ad esempio “l’avvocato del popolo”, che ama il tono e l'atteggiamento paternalistico. Primeggia poi il “topo malato”, che interpreta “il duro e puro” per arrivare poi ai revival di Bonanza interpretato dallo sceriffo di Napoli. Questo solo per citare i più famosi ed evitare di aprire una telenovela calabrese.

Com’è possibile digerire alcune espressioni, dove il mitico avvocato “concede”, parlando di libertà basilari che non dovrebbe “concedere” ma al limite mortificarsi e scusarsi nel doverle eventualmente precludere?

Mi chiedo se il topo malato abbia mai goduto di qualcosa in vita sua: con leggerezza decide che andare tipo a teatro, al cinema, in palestra, in un museo o al ristorante non è necessario. Sempre con leggerezza, quasi irridendo chi dovesse vederla diversamente, “vince facile” proclamando che per salvare delle vite, che forse non si stanno salvando (sembrerebbe che l'Italia abbia la mortalità tra le più alte al mondo), possiamo tutti fare rinunce. Tali rinunce sono discutibili dal punto di vista del “funzionale alla salute” (paradossalmente si è chiuso il Benessere ad esempio). Ma al di là di questo, forse sarebbe carino avere più delicatezza verso coloro che basano la propria vita su ciò che con leggerezza è definito “non necessario? C'è un mondo intero che vive grazie alle palestre, ai teatri, ai ristoranti e agli “eventi” in generale. E’ troppo chiedere più rispetto per tutti coloro che si vedono precludere ogni diritto in modo così discutibile? Certo che per un mese possiamo rinunciare a tutto questo, anche per due o tre, ma chi ci vive? Deve aspettare l’elemosina/ristoro? Che rispetto si può avere di sé stessi nel perdere totalmente la possibilità di essere autosufficienti e dover così dipendere da personaggi, opinione personale, così discutibili?

Però adesso hanno tirato fuori il coniglio dal cappello: non decidono più loro, ma abbiamo l'algoritmo che colora l’Italia. Se l'algoritmo lo ha creato Dio è una grande notizia. Per prima cosa, sapremmo che Dio esiste e poi che possiamo fidarci totalmente. L'avvocato ed il topo malato diventano quindi due figure fondamentali, perché in grado di comunicare direttamente con Lui. Se però l’algoritmo è una creazione umana, suona un po' come un modo furbesco per deresponsabilizzarsi.

Sarebbe importante fosse chiaro, per entrambe le parti, che certe persone sono dove sono perchè dovrebbero essere al servizio dei cittadini, che sono i datori di lavoro da cui arriva lo stipendio. Con questo chiaro in testa, si possono prendere decisioni giuste o sbagliate, ma magari si potrebbero evitare il paternalismo e l’arroganza.

m.m.

alessandra quattordio