Karma, Dharma e Libertà di azione

L’essere umano si interroga da sempre sull’esistenza o meno del libero arbitrio. Siamo davvero liberi di agire? Le limitazioni delle libertà di azione sono realmente quelle che percepiamo? Certamente crediamo che la nostra libertà sia limitata esternamente (divieti, regole ecc.) mentre è molto più limitata internamente dal contesto socio culturale in cui siamo nati. La maggior parte delle cose che crediamo essere vere e che quindi influenzano il nostro pensare ed il nostro agire, sono semplice imposizioni culturali inconsce che ci rendono totalmente schiavi e succubi senza che riusciamo neppure a percepirlo.

Le sbarre di ferro che ci imprigionano sono invisibili ai più ed anche chi riesce ad intravederle non può liberarsene se non in minima parte. Inoltre, come già detto nel primo di questi post dedicati alla libertà, vi sono le limitazioni imposte biologicamente dal nostro DNA che in parte gli antichi hanno racchiuso nella parola Dharma, che in qualche modo può rappresentare un codice (genetico?) ed una legge che in qualche modo ci domina. Aggiungiamo una tesserina al puzzle ovvero ciò che potremmo chiamare Karma, che sono le scelte e le azioni passate. Ogni istante facciamo una scelta che ci porta in un’unica direzione precludendoci altre infinite direzioni possibili.

Non ho la presunzione di trovare io una risposta al libero arbitrio, ma ciò su cui vi invito a riflettere è come sia possibile che le religioni abbiano inventato dei Paradisi e degli Inferni, dei Nirvana e dei Samsara, con gente che godrà in eterno a fronte di altri che soffriranno per sempre, e che alcuni tra noi ci credano ancora nonostante sia evidente che il nostro spettro di libertà e di libera scelta sia così ristretto (o forse nullo)? Come è possibile credere ancora a idee così puerili?

Queste credenze religiose hanno creato mostri e continuano a creare divisioni. Non sarebbe forse il caso di essere tutti più solidali, compassionevoli verso il prossimo anche quando è magari il caso di tenerlo a distanza perché pericoloso? Non sarebbe forse il momento di solidarizzare con ciò che ci circonda invece di percepirlo diverso ed in competizione con noi?   

alessandra quattordio