Rischiare la vita aiuta la vita

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Questa piccola “riflessione” (scusate il virgolettato perché il termine “riflessione” è un po' narcolettico/intellettuale ma al momento non mi viene di meglio) è il frutto di un avvenimento recente.

Mi trovavo in quel della Corsica da un giorno. Madame (aka la mia Musa e compagna, aka Manu, aka Emanuela B.) mi aveva dato indicazioni vaghe e precise che andavano seguite con devozione. Indicazioni che come sempre possono cambiare da un momento all’altro perchè bisogna essere flow ma di base bisogna fare il giro di tutta l’isola, spostandoci non troppo né troppo poco, posti naturali, tante camminate tra mare/monti e le spiagge più belle. Il termine spiaggia mi dà un po' di eruzione cutanea e se poi sono considerate le più belle e quindi mediamente affollate (si lo so, a fine settembre in Corsica le spiagge non sono affollate ma per me un numero di dieci è folla), l’eruzione cutanea si accompagna a pruriti spastici. Però chiaro se è desiderio di Madame non si sta a discutere.

Leggo che la spiaggia di Saleggia è considerata tra le più belle, era di strada e a Madame non sarebbe mai sfuggita. Se non avessi detto nulla e se ne fosse poi accorta sarebbe stato un momento davvero difficile. Quindi che fare? Togliamoci il dente. Per raggiungere Saleggia ci sono due possibilità: quella comoda in traghetto e quella scomoda di 12 km circa con pendenze notevoli tutta sterrata con un misto di sabbia e roccia consigliato solo per fuoristrada o moto da cross. Convinco Madame a fatica ad evitare di farcela a piedi dato che è tutta polvere senza un filo d’ombra, addirittura rischio di convincerla per la modalità più comoda (traghetto) anche se le crea repulsione e quindi alla fine ci ritroviamo all’imbocco della strada con la moto (GS Enduro). Adesso, io non sono un mago con la moto e le volte che abbiamo fatto strade sterrate in salita ho accumulato tensioni durate un mese o più, però il pensiero di farci portare su un fuoristrada e lo sguardo di Madame che diceva “dai sfigato non cagarti addosso, andiamo!” mi convincono.

Andiamo giù in moto. Ora, l’andata era in discesa che per me è più semplice della salita in quelle condizioni. Alla fine è stata lunga e difficile, ho incontrato diversi motociclisti che rinunciavano ed in diversi punti me la sono quasi “fatta sotto” ma arriviamo incolumi. In quel momento il mio unico pensiero era rivolto non alla bellezza del mare e della spiaggia, ma a come cazzo sarei riuscito a tornare su. Arriva il momento, Madame mi consiglia di rilassarmi ed ha ragione. Parto, respiro e soprattutto riesco a girare la paura e farla diventare puro divertimento. Questo è stata il primo grande insegnamento, banale se volete, e il fatto di essere riuscito in pochissimo tempo a passare dalla paura al divertimento mi ha fatto sentire un alchimista. Sono entrato in un tunnel assolutamente meditativo fatto di presenza totale, equilibrio e adrenalina. Fighissimo! La facciamo tutta ed anche ad una velocità da non sfigato. Siamo quasi alla fine. Rimane un piccolo falso piano di sabbia davvero semplice e una rampa finale. Nel falso piano mi rilasso troppo, la ruota dietro slitta, alla nostra destra rovi, alla nostra sinistra un gran salto nel vuoto.

La moto si dirige incontrollata verso i rovi e pochi istanti diventano secoli. Leggo spesso nei romanzi del tempo che si ferma ma quando mi accade è davvero una magia. Ricordo ogni singolo istante ed emozione che ho provato. Stiamo entrando nei rovi, abbiamo spine e rami che ci feriscono gambe e braccia, non controllo la moto e sto per arrendermi, lo sento. Per un istante mi balena il pensiero di abbandonarmi ai rovi. Poi però un guizzo, una delle tante personalità che affolla la mia mente mi dice: “cazzo fai sfigato vedi di muoverti e uscire di qui” (anche se potrebbe essere stata la voce di Madame). Allora faccio la cosa più assurda, accelero e sento Madame dietro che mi urla di rallentare. A proposito di Madame, grande come sempre: avrebbe potuto spaventarsi, spostare il peso da una parte o dall’altra e farci cadere invece rimane flow e fiduciosa oltre il buon senso. Chapeau! Riesco accelerando a uscire dai rovi e per un attimo la moto si dirige pericolosamente verso il dirupo dall’altra parte ma riesco a domarla e siamo salvi.

Ho il cuore a mille perché cadere sarebbe stato davvero rovinoso e chiedo a Madame se sta bene e mi dice tutto ok. Poi però vedo che si è rotto il coprimano e mi fermo per essere certo che la moto sia ok dato che dovevamo fare ancora una rampa intensa.  La moto è ok ma noi siamo pieni di sangue: la gamba destra di entrambi è inguardabile. Però insomma ne usciamo, per un paio di giorni tutti ci guardavano consigliandoci il pronto soccorso, ovunque andassimo ci guardavano come due appestati ma alla fine in pochi giorni eravamo quasi nuovi.

Una sera Madame mi dice: ”è davvero importante rischiare la vita ogni tanto perché solo così puoi conoscere davvero te stesso” (qualcosa di simile, i pensieri di Madame vanno interpretati). Non solo ha ragione ma quello che è successo mi ha dato nuova fiducia in me stesso, ho capito che quando butta davvero male riesco a trovare risorse inaspettate per venirne fuori e credo che queste risorse ogni tanto vadano utilizzate e tenute allenate altrimenti quando servono, e prima o poi servono, non sei più in grado. Insomma a parte la storiella, se siete arrivati fino a qui l’invito è di non passare la vita a muovere degli avatar su un black mirror, a far cose straordinarie senza che muoviate il culo dal divano o prendiate sempre la via più comoda.

Meglio essere voi in prima persona protagonisti di piccole grandi imprese/avventure perché tanto si muore lo stesso prima o poi e forse è il caso di evitare di farlo senza aver mai vissuto.

alessandra quattordio