La bellezza è salvifica

Osservo quasi attonito me stesso cambiare gusti. In passato apprezzavo chi riusciva a provocare, con la sua arte, sensazioni fastidiose che avessero a che fare con il degrado o con quelle pulsioni un po' malate e “sopra le righe”. Forse però scambiavo l’arte e la bellezza con una sorta di messaggio ribelle. Oggi certe “produzioni” mi danno solo fastidio o più semplicemente mi annoiano. Forse l’epoca che sto vivendo non ha più ribelli autentici e trovo alcune modalità semplicemente ridicole.

Mi chiedo così spesso cosa possa essere definito arte e bellezza. L’unica risposta e sintesi personale che sono riuscito a trovare è che la bellezza autentica deve essere in grado di richiamare una dimensione sacra, un qualcosa che riesca contemporaneamente a farmi intravedere l’abisso e la luce allo stesso tempo. Forse una sorta di “sublime” kantiano dove il senso della bellezza è veicolato da un brivido di stupore e di senso di vuoto.

Tale bellezza la trovo costantemente nella natura, sia nella grandezza che nel quasi invisibile, la percepisco in un soffio di vento che alza una foglia ormai secca. Una sorta di luce nell’oscurità (anche di oscurità nella luce) o di vita nella morte e di morte nella vita. Forse l’arte e la bellezza sono quel perfetto miscuglio di luce ed ombra che definirei luce oscura.

Purtroppo, sempre più raramente la percepisco in un qualche prodotto umano. L’architettura moderna mi da un senso di ospedale psichiatrico, l’arte figurativa mi sembra un club da pippe mentali, mancano poeti che incarnino la parola. 

Credo sia il momento di fare un appello al mondo: l’arte fine a sé stessa e la bellezza non sono inutili fronzoli ma l’unica cosa in grado di salvarci.

m.m.

alessandra quattordio