Gobekli Tepe – Storia dell’inizio della “necessaria” schiavitù umana
Le rovine in secondo piano che si vedono nella foto sono quelle di Gobekli Tepe luogo simbolo del cambiamento epocale nella storia dell’umanità: da cacciatori/raccoglitori ad agricoltori.
Nessun’altra rivoluzione è stata così importante. Da quasi tutti gli studiosi e storici, Gobekli Tepe è considerato un simbolo positivo ovvero l’inizio della civiltà, per me e pochi altri, l’inizio di un periodo di necessaria schiavitù che sta raggiungendo in questi ultimi secoli il suo apice.
Per chi non lo sapesse Gobekli Tepe è considerato il più antico (o uno dei più antichi) luoghi di culto edificati da homo sapiens. Ci sono antropologi che teorizzano che sia stata la religione a spingere i nostri antenati a divenire stanziali e, di conseguenza, innescare la rivoluzione agricola. Io penso il contrario ovvero che alcuni dei nostri antenati, partendo dalle zone più fertili, hanno iniziato ad impigrirsi e cedere all’idea illusoria di possedere terre e quindi al “potere” con tutto ciò che concerne e che, per rafforzarlo e sostenerlo, hanno creato e utilizzato la religione. Ovviamente mi rendo conto che è un discorso lungo e complesso, fatto più di possibili teorie che di certezze. Il focus di questo post però non è storico antropologico ma è gettare una luce sul passato per comprendere meglio il presente e decidere come muoversi.
Prima di Gobekli Tepe sappiamo per certo che la nostra esistenza era più simile a quella di una tribù di scimmie che non a quella dell’uomo moderno. Godevamo però certamente di più libertà, meno obblighi, avevamo meno necessità, vivevamo in sintonia con l’ambiente e la natura. Non vi era bisogno di eserciti perché non c’era nulla da proteggere e nulla da conquistare. Non esisteva il “lavoro” ma del tempo dedicato alla raccolta e alla caccia, tempo passato con gli appartenenti allo stesso clan come un gruppo di amici che vanno a caccia o a raccogliere funghi.
La rivoluzione agricola ci ha incatenati ad un luogo: ha reso necessaria la “produzione” che poi è divenuta industriale. Ha reso necessario il “controllo” che si fa di giorno in giorno più stretto grazie alla digitalizzazione. Siamo divenuti sempre più numerosi e più grassi ed abbiamo iniziato a sfruttare l’ambiente di cui siamo parte. Oggi dominiamo il pianeta, ma per farlo abbiamo venduto “l’anima”.
Sto rimpiangendo il passato preistorico? Niente affatto. Osservo senza lamentele e recriminazioni. Credo anzi che il nostro sia stato una sorta di passaggio necessario per sviluppare coscienza e consapevolezza. Prima la nostra libertà era una libertà non consapevole. Oggi possiamo essere consapevoli di ciò che è accaduto e, soggettivamente o sotto forma di piccole comunità e clan, muoversi per tornare all’origine ma con la consapevolezza di chi ha fatto un viaggio comprendendo l’orrore della prigionia e del controllo, per ritornare ad uno stato di libertà un passo per volta.
m.m.