A testa in giù
Le inversioni nello yoga
Quanti di voi hanno cominciato a praticare yoga dopo aver visto foto di persone a testa in giù? Quanti sono rimasti affascinati dall’equilibrio e concentrazione mostrati da tali praticanti nell’esecuzione di un asana sulla testa (Sirsasana) o di una verticale sulle mani (Adho Mukha Vrksasana)? E ancora, quante volte alla prima lezione di un corso di yoga per principianti, nel mezzo della presentazione, ci si è sentito chiedere “mi insegni la posizione a testa in giù”?
Probabilmente una buona parte dei lettori si può ritrovare in queste parole. Gli asana in inversione sono affascinanti, ricchi di simbologia e bellissimi da eseguire. Dal punto di vista fisico si cambia la polarità del corpo, quello che normalmente è in basso si trova in alto e viceversa; si rinforzano le spalle, il collo, le braccia; le pelvi si rilassano tonificando tutti gli organi interni e, favorendo il ritorno venoso verso il cuore, si notano dei benefici anche a livello di circolazione sanguigna.
Simbolicamente le inversioni rappresentano un cambiamento del nostro punto di vista nell’osservare il mondo e noi stessi, il saper lasciar andare, il non attaccamento al materiale. Mentre dal punto di vista Tantrico, l’inversione rappresenta la fusione del maschile e femminile per portare a una maggiore consapevolezza (anche se la consapevolezza non si limita all’esecuzione degli asana!).
Ma il fascino di queste posizioni è spesso contrastato dalla paura. Paura di spezzarsi l’osso del collo, di farsi male a un polso, rompersi i denti o molto più semplicemente, paura di perdere il controllo del proprio corpo.
Le paure “superficiali” spesso nascondono dei timori molto più profondi, più siamo radicati nelle nostre convinzioni, maggiore sarà la resistenza a lasciarsi andare, accettare e accogliere un altro punto di vista. Certo, avere un corpo forte e “pronto” è senz’altro un buon inizio, ma una persona “chiusa” nel proprio mondo di bianchi e neri, in cui la sconfitta va evitata e non affrontata, nel praticare le inversioni riscontrerà la stessa difficoltà di un principiante assoluto.
Lasciarsi andare alla vulnerabilità è meraviglioso, così come cadere, per poi rialzarsi, più forti e più liberi di prima. Lasciandosi andare ci si avvicina al divino che è in noi, i confini del giudizio si cancellano e in questo stato di totale libertà, la posizione diventa semplicemente un mezzo per aumentare la consapevolezza. Lasciare andare significa anche non attaccarsi a un determinato asana, e piuttosto, gustarsi il viaggio, godere il momento presente, concedendosi il tempo per sentire davvero il proprio corpo e oltre.
Sui social media è pieno di tutorial con dritte e consigli per effettuare la perfetta posizione sulla testa, quindi qua non troverete “La verticale in 4 mosse” o cose del genere, l’unico consiglio che ci sentiamo di dare è quello di non aver fretta, di evitare di sprecare energie per proteggere la nostra zona di conforto e capire che nulla può davvero farci male, che sconfitte e vittorie sono solo una parte superficiale della nostra esistenza e che si vive benissimo anche senza saper fare la posizione sulla testa.
Di fatto, gli asana in inversione non si limitano alla posizione sulla testa o alla verticale, le posizioni a testa in giù sono tante e la maggior parte di esse può essere praticata, con l’ottenimento di benefici, da chiunque non abbia particolari problematiche fisiche (da evitare in caso di distacco di retina, glaucomi e altre malattie oculari, ernia iatale e/o reflusso).
Un “banalissimo” aratro (Halasana) è, a tutti gli effetti, un’inversione, così come lo sono la Candela (Salamba Sarvangasana), e Il Cane a Testa in giù (Adho Mukha Svanasana) anche se su instagram magari tirano meno perché “troppo semplici”.
Ma proprio questo è il punto, praticare yoga non è una gara con se stessi, per vedere dove si arriva, praticare yoga è una scoperta quotidiana in cui tutto quello che c’è, è esattamente come dovrebbe essere.